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Sguardi che hanno inventato il domani. Donne e visioni dagli archivi del cinema

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venerdì 06 giugno ore 18:00

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Biblioteca Luigi Chiarini
Biblioteca Luigi Chiarini
Roma - Via Tuscolana, 1520
Biblioteca Luigi Chiarini
Il video propone un percorso visivo che esplora come il cinema abbia interpretato il futuro, con particolare attenzione alla rappresentazione di figure femminili forti e complesse che popolano questi mondi immaginari. Il focus è su due film simbolo della fine degli anni ’60: Barbarella di Roger Vadim (1968) e Scacco alla regina di Pasquale Festa Campanile (1969). Due opere nate dalla creatività di autori del soggetto, sceneggiatori, registi, e rese possibili grazie al lavoro congiunto di numerose professionalità che hanno contribuito alla loro realizzazione e popolarità. Le tematiche trattate, raccontate e reinventate grazie ai materiali originali conservati negli archivi della Biblioteca Luigi Chiarini della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, costituiscono un punto di partenza per riflessioni ancora attuali. Attraverso disegni, progetti esecutivi, sceneggiature, articoli e documenti, scopriremo come questi film, i loro autori e tutti i professionisti coinvolti, in particolare le donne protagoniste, tra fantascienza pop e narrazioni simboliche, abbiano anticipato temi centrali nel nostro presente: autonomia, corpo, identità e potere. Le immagini d’archivio diventano così specchio del nostro presente, rivelandoci che gli “sguardi che hanno inventato il domani” continuano ancora a parlarci. ? I film protagonisti: Barbarella (1968) regia: Roger Vadim; soggetto: fumetto omonimo di Jean Claude Forest; sceneggiatura: Jean-Claude Forest, Vittorio Bonicelli, Roger Vadim, Claude Brulé, Clément B. Wood, Terry Southern, Brian Degas, Tudor Gates; fotografia: Claude Renoir; musica: Bob Crewe, Charles Fox; costumi: Paco Rabanne (per Barbarella), Jacques Fonteray; scenografie: Mario Garbuglia; montaggio: Victoria Mercanton; interpreti: Jane Fonda (Barbarella), John Phillip Law (Pygar), Anita Pallenberg (la Regina Nera), Milo O’Shea (Duran Duran), Marcel Marceau (professor Ping), David Hemmings (Dildano), Ugo Tognazzi (Mark Hand); produzione: : IT., FR., Dino De Laurentiis Cinematografica, Marianne Productions; durata: 98 minuti. Trama: Nell’anno 40.000, Barbarella, esploratrice spaziale seducente e idealista, viene incaricata di fermare lo scienziato Duran Duran, la cui invenzione potrebbe distruggere l’universo. In un viaggio attraverso mondi fantastici e incontri erotico-filosofici, la protagonista affronta creature stravaganti e seduzioni pericolose in un universo pop, psichedelico e camp. Il film, tratto dal fumetto di Jean-Claude Forest, è una fantasmagoria visiva intrisa di ironia libertaria e immaginazione rétro-futurista. Scacco alla regina (1969) regia: Pasquale Festa Campanile; soggetto: romanzo omonimo di Renato Ghiotto; sceneggiatura: Tullio Pinelli, Brunello Rondi; fotografia: Roberto Gherardi; musica: Piero Piccioni; costumi: Giulia Mafai; scenografie: Flavio Mogherini; montaggio: Mario Morra; interpreti: Rosanna Schiaffino (Margaret Mevin), Haydée Politoff (Silvia), Aldo Giuffré (Spartaco), Romolo Valli (Valdam), Daniela Surina (Dina); Gabriele Tinti (Franco); Elvira Tonelli (Cesarina), Edda Ferronao (Maria), Giorgio Gruden (regista); produzione: IT., Finarco; durata: 90 minuti. Trama: In una sontuosa villa inglese, la diva teatrale Margaret domina con sottile crudeltà la giovane dama di compagnia Silvia, in un rapporto carico di tensione erotica, potere e ambiguità. Il film, costruito come una partita a scacchi tra due donne, mette in scena dinamiche di dominio e sottomissione, in bilico tra femminismo e sadomasochismo. Un dramma psicologico elegante e provocatorio, ambientato in un mondo rarefatto e stilizzato dove la manipolazione diventa spettacolo. Documenti, disegni, progetti esecutivi e articoli tratti dagli archivi di: Giulia Mafai (Roma, 13 gennaio 1930 – Roma, 26 settembre 2021) è stata una costumista e scenografa italiana, figlia dei pittori Mario Mafai e Antonietta Raphaël. Allieva del Centro Sperimentale di Cinematografia, esordì nel cinema nei primi anni Cinquanta, distinguendosi per una sensibilità visiva colta, eclettica e profondamente legata all’arte figurativa. Lavorò con registi di rilievo come Alberto Lattuada (Anna, 1951), Primo Zeglio (La figlia del diavolo, 1952; I quattro inesorabili, 1965), Mario Monicelli (Un eroe dei nostri tempi, 1955; Amici miei, 1975), Luigi Comencini (Il commissario, 1962), Tinto Brass (Yankee, 1966), Pasquale Festa Campanile (Scacco alla regina, 1969), Damiano Damiani (L’avvertimento, 1980; L’inchiesta, 1986) e Bruno Corbucci (La casa stregata, 1982). Collaborò anche a film oggi di culto per estetica e sperimentazione visiva, come Tutti i colori del buio (Sergio Martino, 1972), 5 bambole per la luna d’agosto (Mario Bava, 1969) e Baba Yaga (Corrado Farina, 1973), contribuendo con il suo lavoro a definire l'immaginario del thriller psichedelico e del poliziesco italiano. Vestì attrici e attori di primo piano del cinema italiano e internazionale, tra cui Silvana Mangano, Elsa Martinelli, Rosanna Schiaffino, Carroll Baker, Edwige Fenech, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Giuliano Gemma, Raf Vallone, Gian Maria Volonté. Lavorò anche per la televisione, realizzando tra l’altro i costumi della miniserie Stasera Fernandel (regia di Camillo Mastrocinque, 1968). Dal 1978 al 1985 fu ideatrice e curatrice del Laboratorio del Carnevale di Venezia, luogo di sperimentazione teatrale e sartoriale ispirato all’arte, alla storia e alla memoria del costume. Ha inoltre lasciato significative testimonianze scritte: tra le sue pubblicazioni si segnalano Storia del costume dall’età romana al Settecento (2011), La ragazza con il violino (2012), memoir dedicato alla madre, e il postumo Agenda Rossa (2022). Mario Garbuglia (Fontespina, 27 maggio 1927 – Roma, 7 ottobre 2010) è stato uno dei maggiori scenografi italiani della seconda metà del Novecento. Apprezzato per la sua eccezionale versatilità, ha saputo coniugare rigore filologico e fantasia creativa, distinguendosi tanto nella ricostruzione storica quanto nell’invenzione di spazi immaginari. La sua opera rivela una delle personalità più eclettiche e influenti nel campo della scenografia cinematografica, teatrale e televisiva. Dopo il diploma all’Istituto d’Arte di Firenze, proseguì la formazione a Roma, frequentando il Liceo Artistico, l’Accademia di Belle Arti e, successivamente, la Facoltà di Architettura. Dal 1947 al 1949 fu allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia, dove si perfezionò nelle tecniche scenografiche. Debuttò nel cinema nel 1952 con Le ragazze di Piazza di Spagna di Luciano Emmer. Poco dopo divenne primo assistente di Mario Chiari e collaborò alla realizzazione di Le notti bianche (1957). Proprio nel 1957 ebbe inizio il suo lungo e fecondo sodalizio con Luchino Visconti, per il quale curò le scenografie di opere fondamentali come Rocco e i suoi fratelli (1960), Il Gattopardo (1963), Vaghe stelle dell’Orsa (1965), Lo straniero (1967), Gruppo di famiglia in un interno (1974) e L’innocente (1976). Parallelamente, sviluppò una solida collaborazione con Mario Monicelli, firmando tra gli altri La grande guerra (1959), I compagni (1963), Casanova ’70 (1965) e Brancaleone alle crociate (1970). Negli anni Sessanta si affermò definitivamente sulla scena internazionale, lavorando a produzioni italiane e straniere di grande rilievo. Tra queste: La donna scimmia (1964) di Marco Ferreri, Caccia alla volpe (1966) di Vittorio De Sica, Barbarella (1968) di Roger Vadim, Waterloo (1970) di Sergej F. Bondarčuk, La cage aux folles (Il vizietto, 1978) di Édouard Molinaro, Lion of the Desert (1980) di Moustapha Akkad, La storia vera della Signora dalle Camelie (1981) di Mauro Bolognini, Oci ciornie (1987) di Nikita S. Michalkov e Giulia e Giulia (1987) di Peter Del Monte. Garbuglia svolse anche una ricca attività teatrale e televisiva, oltre a dedicarsi alla progettazione di spazi espositivi e commerciali, tra cui allestimenti per discoteche, per la Fiera del Libro di Francoforte e per abitazioni private. Dal 1976 al 1978 fu docente di scenografia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, contribuendo alla formazione di nuove generazioni di scenografi. Angelo Frontoni (Roma, 1929 – Roma, 2002) è stato uno dei più celebri fotografi italiani del secondo Novecento, noto in particolare per i suoi ritratti di attrici, dive e protagonisti del cinema e dello spettacolo. Iniziò la sua carriera giovanissimo, negli anni Cinquanta, in un periodo in cui la fotografia stava diventando uno strumento essenziale nella costruzione dell’immagine pubblica delle star. Definito universalmente come “il fotografo delle dive”, Frontoni ha immortalato con il suo stile inconfondibile alcune delle figure femminili più iconiche del cinema italiano e internazionale, da Sophia Loren a Gina Lollobrigida, da Claudia Cardinale a Monica Bellucci. I suoi scatti, curati nella composizione e attenti alla resa della luce e della posa, coniugano estetica cinematografica e allure pubblicitaria, diventando parte integrante dell’immaginario collettivo di un’epoca. La sua attività, protrattasi per oltre cinquant’anni, ha attraversato i set cinematografici, i backstage, i servizi di moda e i momenti più intimi della vita privata di attori e attrici, documentando con grande sensibilità non solo i volti, ma anche le atmosfere, gli stili e le trasformazioni culturali del tempo. Le sue fotografie sono comparse su riviste italiane e straniere, contribuendo a definire l’iconografia dello star system italiano. Il suo archivio, oggi custodito congiuntamente dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, è un patrimonio di eccezionale valore storico, estetico e documentario. Esso restituisce non solo la carriera di un grande fotografo, ma anche uno spaccato ricchissimo della società dello spettacolo dal dopoguerra agli anni Duemila. Domenico Meccoli (Roma, 12 febbraio 1913 – Roma, 10 gennaio 1983) – è stato uno dei critici e giornalisti cinematografici più influenti del panorama italiano del XX secolo. Iniziò la sua carriera nel giornalismo lavorando come redattore per alcune delle riviste e testate più prestigiose dedicate al cinema e alla cultura, tra cui il periodico «Cinema» e il settimanale «Epoca. Grazie alla sua profonda conoscenza del linguaggio cinematografico e alla capacità di analisi critica, si impose rapidamente come una voce autorevole nel settore. Nel 1953 fu eletto presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI), incarico che mantenne per molti anni, durante i quali promosse il ruolo della critica cinematografica come elemento fondamentale per la diffusione e la valorizzazione del cinema italiano, sia a livello nazionale che internazionale. Nel 1961 Meccoli raggiunse un prestigioso traguardo diventando direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, la storica kermesse cinematografica che è una delle più antiche e importanti al mondo. Durante il suo mandato, lavorò per rafforzare la qualità artistica e culturale della rassegna, promuovendo l’incontro tra autori, critici e pubblico. Oltre al lavoro giornalistico e alla direzione di eventi, Domenico Meccoli si cimentò anche come sceneggiatore, collaborando con registi del calibro di Goffredo Alessandrini e Mario Soldati. Questa esperienza gli permise di approfondire la conoscenza del processo creativo e produttivo del cinema, arricchendo ulteriormente la sua prospettiva critica. Meccoli è ricordato non solo per il suo contributo alla critica e alla promozione del cinema, ma anche per la sua capacità di coniugare rigore intellettuale e passione per il mezzo cinematografico. La sua attività contribuì in maniera significativa a valorizzare il cinema italiano nel dopoguerra e a collocarlo nel contesto internazionale. La sua eredità si riflette ancora oggi nella cultura cinematografica italiana, grazie anche alla sua azione istituzionale e al suo impegno nella formazione e nel sostegno dei nuovi talenti del settore.

CREDITS

Materiali d’archivio della Biblioteca provenienti dai fondi di: Giulia Mafai, Mario Garbuglia, Angelo Frontoni, Domenico Meccoli Ideato e realizzato dalla Biblioteca Luigi Chiarini Musiche tratte da YouTube Audio Library: – Phloat – Tropher Mohr and Alex Elena – Gaiety in the Golden Age – Aaron Kenny – The Marble Cinematic University – Ezra Lipp