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Maire su Marte

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Archivio storico MAIRE
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Torino - Strada di Settimo, 352/18
Archivio storico MAIRE
La trama segue il viaggio del protagonista verso Marte, mescolando elementi tecnici con spunti umoristici e osservazioni culturali. Il realismo tecnologico e burocratico conferisce autenticità, mentre le descrizioni dettagliate creano un senso di meraviglia. L’autore riesce a trasmettere il fascino dell’esplorazione spaziale, pur mantenendo una vena critica e riflessiva. Il finale, sospeso tra sogno e realtà, aggiunge profondità e lascia il lettore con una riflessione sul futuro dell’umanità.

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Storia di pura fantasia ispirata ad episodi relativi ai progetti russi, come la raffineria di Mosca nella foto conservata nell'archivio storico MAIRE. Nella speranza che i progetti marziani divengano realtà e che i conflitti sulla Terra abbiano presto fine per andare tutti insieme verso il futuro a cui dobbiamo tendere, se vogliamo continuare a crescere.

MAIRE SU MARTE di Alberto Cavallo

Scendo dalla bianca vettura elettrica che mi ha portato vicino alla torre di lancio.
È la prima volta che vedo il razzo da vicino e non tramite la simulazione in realtà
virtuale in cui mi avevano fornito tutte le informazioni sulle procedure operative
e di sicurezza – era ormai passato il tempo in cui si facevano esercitazioni in re-
ale prima di un lancio: questo è praticamente un volo di linea, o quasi. Certo, ave-
vo visto molti lanci nei video e qualcuno anche dal vero, ma vedere l’ultimo mo-
dello di veicolo spaziale per viaggi interplanetari stando proprio sotto la torre è
impressionante a dir poco: la torre di lancio è alta circa il doppio della sede Mai-
re Tecnimont e il razzo solo un po’ di meno. «Bello grande, eh?» dice il collega M.
al suo fianco. Siamo in Italia, all’astroporto di Grottaglie, costruito rapidamen-
te dopo certi accordi tra i governi italiano e americano. «Quello lo abbiamo fatto
noi» dice M., indicando alla destra il parco dei serbatoi criogenici che contengo-
no il gas naturale liquefatto e l’ossigeno liquido, che costituiscono i propellenti
per i razzi e l’azoto liquido, per le prove e la neutralizzazione. Serbatoi e impian-
ti criogenici, sistemi di separazione dell’aria, sistemi di pompaggio che sono stati
costruiti negli anni precedenti anche proprio dal gruppo MAIRE.
Torna un momento passato. Il collega S. entra nel mio ufficio con aria sorniona,
raccomandandosi di tenere riservate le notizie che avrebbe dato.
«Sai, abbiamo pensato a te, data la tua nota passione per lo spazio, per un inca-
rico speciale».
«Beh, sono già direttamente impegnato sull’offerta per l’impianto di combustibi-
le sintetico su Marte, parli di quello?».
«No,» risponde S., «ci sono nuovi sviluppi. Dobbiamo mandare persone sul posto
anche a livello di struttura.»
«Vuoi dire che non bastano i colleghi commerciali e il PEM (Project Engineering
Manager) dell’offerta? So che devono partire la settimana prossima. Non basta-
no? E poi quanto ci costerà?».
«No, vedi, ora su Marte c’è questa amministrazione che vuole lo sviluppo del con-
tenuto locale, in pratica dobbiamo avere un ufficio di ingegneria sul posto. È noto
che il leader locale ha idee protezioniste.»
«Già, ma lì non c’è popolazione locale sufficiente, ad oggi. Chi dovremmo assumere?»
«Appunto, dobbiamo mandare gente dalla Terra. Stiamo individuando i responsa-
bili e naturalmente coinvolgiamo TCMPL.»
«E quindi?»
«Potresti andare tu, M. e alcuni dall’India, tra cui R.»
«Per restare là?»
«No, per impostare l’organizzazione e poi lasciare i nuovi responsabili che stia-
mo assumendo apposta.»
«E che quindi non conoscono le nostre procedure, il modo di lavorare eccetera.»
«Per quello deve andare qualcuno di noi, ora.»
Sono un po’ preoccupato, va bene la passione per lo spazio, ma restare blocca-
to su Marte per anni è un’ipotesi tutt’altro che remota. E poi, va bene il progres-
so nei mezzi di trasporto, ma il viaggio resta pericolosetto. Penso alla collezione
di esplosioni dei primi razzi pensati per andare su Marte.
«Naturalmente», continua S., «devi registrarti presso il MRPE (Mars Register of Pro-
fessional Engineers) per essere abilitato a svolgere attività professionale su Marte.»
«Ci sarà da superare esami e così via? Non è detto che io sia qualificato» dico, ve-
dendo uno spiraglio per non andare.
«No, basta la laurea italiana. Dopo tutto le persone le vogliono. Però la registra-
zione devi farla là di persona. E vogliono almeno tre della nostra società per abi-
litarla a lavorare là. Lo stesso vale per TCMPL.»
«Tre sul posto?»
«No, potranno tornare qui, ma devono recarsi su Marte per registrarsi. Poi avre-
mo i residenti là che faranno la quota locale del lavoro.»
Chiamo il collega R. di Mumbai, che è coinvolto, scoprendo che sa già tutto e che
sta già contattando suoi conoscenti che ricoprono ruoli importanti presso impre-
se fornitrici che si stanno installando su Marte. R. comincia a parlare delle pro-
spettive di sviluppo sul posto e di come il governo indiano stia spingendo per lo
sviluppo spaziale, soffermandosi in particolare su possibili soluzioni tecniche par-
ticolarmente indicate dell’ambiente marziano e su come possiamo organizzare il
lavoro in quell’ambiente. Ormai è già partito.
Per il lancio si sta tutti sulle apposite cuccette per via dell’accelerazione, poi se-
gue il breve periodo in microgravità. La nave effettua il rifornimento in orbita, e si
aggancia al gruppo che deve viaggiare insieme costituendo un insieme rotante
per generare la gravità simulata. Con questa, tutto diventa come essere bloccati
in una lounge di aeroporto per sei mesi. Cibarie un po’ ripetitive e non esattamen-
te esaltanti, ambiente curato ma impersonale. Musiche di sottofondo tranquille
e un po’ noiose nelle parti comuni. I compagni di viaggio, a parte i colleghi dell’azien-
da, sono tutti concorrenti o fornitori. Puoi familiarizzare, ma fino ad un certo punto.
Un non tempo in un non luogo. Ma quanto è durato? Quante persone c’erano?
Chi erano veramente?
Su Marte si entra direttamente in un ambiente protetto, penso che siamo sotto
cupole ricoperte di rosso terriccio marziano per schermare le radiazioni. Gli am-
bienti si sviluppano soprattutto non verso l’alto ma verso il basso, nel sottosuolo.
Per ora, niente paesaggi di sabbia rossa.
Ci accoglie una giovane donna che parla inglese con accento russo. Anche le
scritte sono in inglese ed in russo. Già, penso, dopo la riconciliazione fortemente
voluta proprio dai fautori dell’espansione su Marte era ridiventato come ai tempi
della ISS, Russia e Stati Uniti insieme, ma ora c’è anche a livello governativo l’In-
dia, che stava procedendo per i fatti suoi, ma nella nuova situazione politica ha
scelto di collaborare.
Abbiamo un ufficio del gruppo MAIRE anche qui. Ci accoglie il direttore regionale
e ci fa vedere l’ufficio e incontrare i pochi colleghi presenti, ovviamente italiani e
indiani, i marziani ancora non ci sono. Voglio dire, terrestri nati qui. Uffici belli e
nuovi, con finte finestre per far sembrare di essere sulla Terra, con finti paesaggi
visibili all’esterno simulato. R. è già arrivato con una nave spaziale indiana e, con
il contributo di P., ha individuato il miglior ristorante indiano di Marte.
La cittadina brulica di attività. Ci sono le varie comunità nazionali che tengono
a mantenere le proprie abitudini, ma non evitano di mescolarsi. Insegne colorate
in tante lingue e alfabeti diversi. Riconosco tante catene commerciali: acciden-
ti, sono arrivate anche qui.
La registrazione presso il MRPE sembra bloccata, con scambi di lettere e richie-
ste di nuovi documenti. Ci dicono di andare in un certo ufficio al padiglione R2.
«Ma è qui? Sembra il padiglione giusto» dico. «Non so, lì c’è un fast food con le in-
segne in cirillico» nota M. Facciamo un giro intorno, ma dove sarà il posto?
Arriva la nostra guida e ci mostra una porticina che non avevamo notato, accan-
to all’ingresso di un negozio. Dentro c’è un ufficio che mi pare familiare: ecco, in
Italia abbiamo uffici statali uguali a questo. Alla parete c’è il ritratto di E., il gover-
natore di Marte. Tutto grigio e un po’ mal tenuto, gli arredi sembrano di ricupero.
L’impiegata, una signora di mezza età dall’aria arcigna, dà una lunga spiegazio-
ne sulla domanda.
La nostra guida la rabbonisce e si fa dire che cosa occorre. Compila la domanda a
mano su un pezzo di carta – ma fanno così su Marte? E la carta quanto gli costa?
Firmiamo la domanda e la consegniamo. È scritta in russo, chissà che cosa dice.
Ma forse questa cosa l’ho già vissuta. Ma è Marte o è Mosca? Sto per svegliar-
mi da un sogno?

Storia ispirata ad episodi relativi ai progetti russi, ad esempio la raffineria
di Mosca. Nella speranza che i progetti marziani divengano realtà, anche
se non sarà per me, e che i conflitti sulla Terra abbiano presto fine per an-
dare tutti insieme verso il futuro a cui dobbiamo tendere, se vogliamo con-
tinuare a crescere.