racconti
La pagina perduta
LA PAGINA PERDUTA
Prologo
Una classe di prima media si reca all’archivio Diocesano del loro paesino, Massa
Marittima.
Fanno una lezione divertente e coinvolgente, tenuta dal simpatico direttore, il
quale, ad un certo punto, mostra loro vari manoscritti di età medievale. Tra di essi
a colpire l’attenzione di tutti è un prezioso antifonario del Maestro dei Corali.
È un volume molto grosso dal momento che doveva essere posto su un alto
leggìo a visibilità dei canonici della cattedrale. All’interno contiene, su
tetragramma, note e lettere decorate da rifiniture rosse e blu che assumono quasi
un aspetto marino, ricordando perfino i tentacoli di un polpo. Ma la lettera miniata
più attraente è la “S” di Simon Pietro
I ragazzi si divertono e partecipano facendo degli interventi, ma si
insospettiscono quando il direttore mostra poi alla classe un altro libro: è un più
recente manoscritto di contabilità, datato XVII secolo e proveniente dal convento
di San Francesco, che si trova non lontano dalla stessa cattedrale. Scoprono
infatti che a copertina di questo volume fu messa una robusta pagina di
pergamena strappata da chissà quale antifonario… Quando i ragazzini chiedono
spiegazioni, il direttore d’archivio non ha una risposta certa: non sa perché e da
quale antifonario la pagina fu strappata.
La fantasia della classe comincia a galoppare nel passato.
Dal diario del Maestro dei Corali di Massa Marittima
Terzo di marzo, 1325 ab incarnatione Domini
Ora prima
Davvero di buon mattino il vescovo mi ha convocato al suo cospetto. Non vorrei
avesse capito che nascondo qualcosa.
Mi ritrovo davanti alle scale del Duomo; si è alzata una brezzolina fresca che fa
risvegliare il paesino, annunciando ufficialmente la primavera.
Entro nella cattedrale e provo, come sempre, qui dentro, un leggero senso di
ansia e tensione: tutto è cupo, l’aria è gelida, le navate vuote e nell’edificio
riecheggiano solo i miei passi.
Scendo nella cripta riservata ai chierici come me. Trovo l’alto prelato ad
aspettarmi, seduto su un seggio all’angolo della stanza.
_ Il Signore sia con te, lodabile Gerardo. Ti ho chiamato qui a causa di un
tentativo di furto che abbiamo da poco scoperto; stiamo facendo domande a
chiunque sia stato presente la notte scorsa quando è avvenuto lo scempio.
Volevamo sapere se hai delle informazioni a riguardo. Si tratta, infatti, dell’ultimo
antifonario che hai trascritto._, esordisce con tono pacato, ma sguardo acuto.
Poi, mi mostra il volume, oltraggiato, con una pagina strappata.
Penso non sospetti di me.
La notte precedente, alle laudi
È il momento.
Il mio piano è perfetto: ora nessuno è in giro, a parte alcuni chierici, che si
dedicheranno alle lodi del mattino.
Non dovrei avere motivo di entrare in chiesa adesso, dato che il mio lavoro di copista
è terminato al tramontar del sole ma, in verità, qui nessuno sa che io sono anche lo
stesso miniaturista, il maestro dei Corali di Massa. Faccio insomma un'altra vita, un
altro lavoro che si conviene ai laici, per vivere con più agio e meno ristrettezze.
Ma stanotte intendo rubare qualcosa conservato qui: quel bellissimo antifonario che
ho appena terminato di copiare e poi miniare. Il motivo è tanto banale quanto
importante: le tinte che mi sono state fornite per realizzare l’opera sono costose, so
che l’opera può valere tanti soldi da garantirmi una vecchiaia serena. Proverò ad
impossessarmi del libro liturgico per rivenderlo; e del resto l’ho fatto io.
Ecco che la preghiera è finita e tutti escono dalla struttura.
È il momento per raggiungere l’abside evitando di fare rumore. Il mio antifonario, il
più bello, il più prezioso, è lì, sopra il leggìo, ma quando sto per afferrarlo, una luce
filtra dall’enorme portone: è entrato qualcuno, non ho più tempo.
Preso dall’irrazionalità, ne strappo una pagina e la porto con me, sperando che
nessuno mi abbia visto.
Ora prima
_ Geraldo, a cosa stai pensando? O è la tua coscienza che deve confessare
qualcosa?_
Le parole del vescovo mi riportano alla realtà.
_ Non so nulla di questa storia._
_ Hai visto qualcuno in chiesa dopo l’ora della preghiera?_
Mi sto insospettendo, adesso sì che ho paura.
Le domande sembrano mirate a me, come se sapessero che sono io il ladro.
_ No._
La mia risposta è secca, ma il groppo in gola non mi permette di parlare a
sufficienza.
Mi accorgo che ci sono due porticine laterali nella cripta, e capisco di essere in
trappola.
_ Sappiamo tutto. _ Insiste il vescovo, _ all’alba, Bartolomeo è venuto a dirmi di
averti visto mentre provavi a rubare l’importantissimo antifonario. E sappiamo anche
della tua doppia identità.
Non ti puniremo in modo atroce, dato che, se il popolo massano scoprisse del
grande affronto che hai fatto alla chiesa, la diocesi ne riceverebbe vergogna per la
sua disattenzione. Tuttavia, ti poniamo una condizione: te ne andrai dal paese e tu
dovrai promettere di non rivelare a nessuno la tua doppia identità._
Accetto subito, guardo per l’ultima volta in cattedrale il mio ultimo e bellissimo
antifonario. Poi faccio i bagagli pronto ad andarmene da Massa.
Ora nona
Presso la porta della città alta, faccio sosta dai frati del convento francescano e do
loro, in cambio dell’ospitalità per una notte, la pagina strappata.
Epilogo
L’archivista finisce di spiegare alla classe che nel 1600 il convento francescano
pensò bene di usare a “coperta” di un libro di contabilità un foglio di pergamena
robusto che era stato evidentemente strappato da un libro liturgico.
Ma da quale antifonario fu tolto e il motivo di ciò, non è stato ancora scoperto.