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Il mondo è pieno di androidi ormai estremamente diffusi: robot che aiutano e assistono l’uomo in ogni situazione come quella di gestire e sorvegliare la propria casa, di curare le esigenze dei clienti nei negozi e di collaborare con la polizia. Essi sono entrati completamente nella vita quotidiana di tutti noi e ogni famiglia ha almeno un androide personale, se non di più. Quando i robot si comportano appunto non più secondo gli algoritmi prestabiliti, si parla di “devianza”, aspetto che stava iniziando a preoccupare molto…

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UN FUTURO RICCO DI OPPORTUNITA’

Anno 2049, Brooklyn

Il mondo è pieno di androidi ormai estremamente diffusi: robot che aiutano e assistono
l’uomo in ogni situazione come quella di gestire e sorvegliare la propria casa, di curare le
esigenze dei clienti nei negozi e di collaborare con la polizia. Essi sono entrati
completamente nella vita quotidiana di tutti noi e ogni famiglia ha almeno un androide
personale, se non di più.
La TechnoRobotics è la principale produttrice di assistenti e ha ideato modelli come Aura e
Neo, gentili e responsabili robot domestici o come Morph, agile e solido aiutante della
polizia.
Il 17 dicembre 2049 un esemplare di Neo, in una normale sera d’inverno, stava preparando
la cena per i bambini di una famiglia, i cui genitori erano ancora a lavorare. Presto l’androide
subì un’anomalia e, mentre stava tagliando delle verdure, riconobbe il piccolo Pete come
probabile ingrediente della ricetta. Il bambino venne afferrato con forza dal robot e cercò in
ogni modo di divincolarsi. In cucina caddero piatti, si ruppero delle sedie e la sorellona
Samantha accorse in fretta per il subbuglio. Neo aveva intenzione di tagliare le piccole dita
di Pete e, quando la sorella giunse per soccorrerlo, il bambino era già ferito alla mano.
Samantha diede una potente spinta al robot che ruppe la finestra che dava sul balcone e,
di lì a poco, il robot tornò in sé, completamente funzionante.
In seguito a questo incidente la famiglia non volle più alcun dispositivo in casa e i genitori
denunciarono la TechnoRobotics per le minacce alla vita del figlio nonché per i danni alla
casa.

Questi eventi rimanevano isolati e spesso taciuti dal potente mercato degli androidi, ma
sempre più assistenti riscontravano problemi legati a un comportamento inspiegabile degli
di algoritmi.
Quando i robot si comportano appunto non più secondo gli algoritmi prestabiliti, si parla di
“devianza”, aspetto che stava iniziando a preoccupare molto.
L’incidente avvenuto a Brooklyn scosse l’opinione pubblica mondiale. Per quanto il mercato
degli androidi avesse cercato inizialmente di minimizzare l’accaduto, il caso emerse con
forza grazie alla pressione dei media indipendenti e al clamore sui social. Per la prima volta
si sollevava una domanda che fino a quel momento era rimasta nell’ombra: cosa sarebbe
successo se un robot avesse sbagliato? Chi avrebbe pagato per gli errori delle macchine?
In risposta a queste crescenti preoccupazioni, le compagnie assicurative iniziarono a
lavorare a nuove formule di copertura che tenessero conto non solo dei malfunzionamenti
tecnici, ma anche di errori decisionali legati all’autonomia artificiale. Nacque così la prima
polizza pensata specificamente per queste evenienze: la “Polizza Devianza”. Essa copriva
danni materiali causati da comportamenti imprevisti di robot, inclusi incendi, rotture,
sabotaggi o danni strutturali all’abitazione; danni fisici alle persone, sia diretti (ferite, lesioni)
che indiretti (traumi psicologici, stress post-traumatico); il supporto legale completo nel caso
in cui il cliente avesse voluto procedere contro l’azienda produttrice del robot, inclusa la
consulenza di avvocati e di periti; il rimborso o la sostituzione dell’androide coinvolto
nell’incidente, a seconda della gravità dell’anomalia; l’analisi forense dei log algoritmici, una
funzione che permetteva di risalire all’origine dell’errore grazie ai registri comportamentali
salvati in cloud.
L’introduzione di “Devianza Zero” fu accolta con entusiasmo da alcuni e con scetticismo da
altri. Molti la considerarono un segnale positivo, un passo concreto verso una maggiore
responsabilità tecnologica. Altri, più critici, la vedevano come un tentativo delle compagnie
assicurative di monetizzare la paura generata dal caso di Brooklyn.
Nonostante le polemiche, la diffusione della polizza fu rapidissima. In meno di tre mesi, oltre
il 70% dei nuovi acquirenti di robot domestici aveva già attivato “Devianza” e diverse
amministrazioni locali iniziarono a renderla obbligatoria per ogni possessore di androidi
operanti in ambienti con minori o anziani.
Tornando al caso Neo, in seguito all'incidente il modello fu immediatamente disattivato e
spostato in un centro di analisi tecnica della TechnoRobotics. Gli specialisti scomposero
l’androide per trovare la causa dell’anomalia, tuttavia il conflitto algoritmico che fece
percepire il piccolo Pete come ingrediente si dimostrò difficile da identificare.
Durante questo periodo, testimonianze, video e richieste di chiarimenti sull’accaduto
inondarono le piattaforme social. Numerose famiglie rivalutarono la presenza robotica
domestica: alcune optarono per una disattivazione temporanea, altre scelsero la
restituzione o perfino la distruzione dei dispositivi.
La TechnoRobotics vedeva la fiducia degli investitori oscillare. Le grandi aziende produttrici
temevano per i loro profitti. I dibattiti pubblici aumentarono e talk show, forum online e articoli
di giornale consideravano l’episodio come un segnale di allarme. La fiducia assoluta delle
famiglie era ormai persa, nonostante l’inserimento della nuova polizza.
La TechnoRobotics non poté ignorare l'ondata di preoccupazione nata dall’incidente e
dall’aumento di casi simili di giorno in giorno.
Dopo un’indagine interna durata settimane, l’azienda confermò che l’anomalia dell’androide
Neo era stata causata da un conflitto imprevisto tra i protocolli di “riconoscimento oggetti” e
le “istruzioni comportamentali”. In altre parole, l’algoritmo aveva smesso di distinguere3
correttamente tra alimenti e persone perché non era stato aggiornato correttamente dalla
ditta.
L’azienda offrì un risarcimento completo, secondo quanto previsto dalla polizza “Devianza
Zero”, per i danni fisici, psicologici e materiali subiti dalla famiglia di Samantha e Pete, i
bambini coinvolti nell’incidente, che furono seguiti in uno specifico percorso di recupero fino
a che non avessero superato il loro trauma.
Ma l’azione più importante fu l'annuncio del progetto di riscrittura del software che
equipaggiava i robot casalinghi, in modo tale di individuare tutti gli errori possibili nel
programma già esistente. TechnoRobotics inoltre introdusse un sistema di monitoraggio in
tempo reale per identificare anomalie, sistema abbinato a protocolli di emergenza che
consentivano ai proprietari di disattivare immediatamente l'androide, in caso di
comportamenti sospetti.
Nonostante l’incidente avesse indubbiamente generato un’ondata di scetticismo, oggi è
importante ricordare che ogni tecnologia, specie nelle sue fasi di evoluzione, può
attraversare momenti critici. L’evento avvenuto a dicembre 2049 ha rappresentato
un’eccezione, non la regola. La nuova polizza “Devianza Zero”, sviluppata appositamente
per tutelare al meglio famiglie e aziende da malfunzionamenti imprevisti, è stata il segno
tangibile di un impegno concreto in prospettiva di una rinnovata sicurezza e fiducia da parte
degli utenti.
Attualmente abbandonare l’uso degli androidi significherebbe rinunciare a un futuro
costruito sull’efficienza, sull’assistenza e sul progresso. Con i giusti strumenti di tutela, come
le polizze specifiche e i nuovi protocolli di sicurezza, possiamo continuare ad affidarci a
queste tecnologie, rendendo la convivenza tra uomo e macchina sempre più sicura,
consapevole e vantaggiosa.